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  • Il dialetto veneziano: curiosità ed espressioni tipiche

Una delle cose che rendono gli italiani di ogni regione orgogliosi è il proprio dialetto, che riflette, nelle sue espressioni tipiche, una filosofia, uno stile di vita. Venezia non è da meno e tramanda orgogliosamente da secoli la sua lingua, di nonno in nipote. In Italia il dialetto veneziano diviene famoso soprattutto nel XVIII secolo, quando il commediografo Carlo Goldoni scrive le sue famosissime commedie, nelle quali i personaggi parlano diversi tipi di veneziano, a seconda della loro estrazione sociale.

Oggi, ovviamente, a Venezia si parla italiano. Gli abitanti della laguna (soprattutto i più anziani) non hanno però dimenticato il loro dialetto e potrebbero perciò rivolgervi frasi apparentemente incomprensibili. Eccone alcune, con relativa spiegazione, per non farvi trovare impreparati!

Parole note e termini sconosciuti

La prima parola tutta veneziana che vi proponiamo è anche una delle più famose al mondo: “ciao”. Certo non avrete problema a comprendere il saluto per eccellenza. Quello che forse non sapete è che il termine deriva proprio dal veneziano s’ciavo, che i servi utilizzavano per rivolgersi ai loro padroni (*sciavo vostro”, cioè “vostro servo”). Da s’ciavo a s’ciao, nel corso dei secoli si è arrivati oggi al famosissimo “ciao”.
Al contrario, un termine che difficilmente riuscirete a decifrare, a meno che anche voi non siate veneti, è freschin. Quando a Venezia qualcosa sa da freschin vuol dire che ha un odore particolarmente cattivo ben definito. Non è una puzza qualsiasi, bensì un fetore persistente, che rimane ad esempio sulle stoviglie mal lavate, sui vestiti quando si esce di mattina e c’è umidità. Somiglia all’odore delle uova e nonostante sia difficile far capire ad un non-veneto questa sfumatura di profumo, i veneziani la riconoscono in un attimo.

La filosofia veneziana nelle espressioni più tipiche

  • Nell’immaginario veneziano Carlo Magno è rappresentato come un sempliciotto, non propriamente intelligente. Per questo a Venezia fare le cose con trascuratezza, in maniera superficiale, viene espresso con fare le robe a la carlona.
  • Altre volte, invece, non c’è alternativa se non andare a la sensa, ovvero molto lentamente. L’espressione descrive la lentezza con cui i veneziani si devono muovere in città durante la Festa della Sensa, evento importante per la tradizione, che riversa migliaia di persone nelle calli.
  • Fate attenzione se un veneziano vi dice che siete tra Marco e Todaro perché vi sta facendo notare che vi trovate in una brutta situazione. Le due colonne della Piazzetta di San Marco dove si trovavano le statue di san Marco e Teodoro erano infatti quelle in cui si giustiziavano i condannati a morte.
  • In ogni caso, se le cose dovessero mettersi male non temete, i veneziani sanno che sìe ore ea cresse, sìe ea càea, ovvero “sei ore cresce, sei ore cala”. Il riferimento è alla marea, che cresce e cala a ritmi costanti. Il consiglio è quindi quello di vivere più serenamente possibile ogni situazione difficile, perché prima o poi le cose si aggiusteranno.

Se tutti questi modi di dire vi hanno messo confusione, venite a schiarirvi le idee da Hostaria Osottoosopra: tra un bicchiere di vino e l'altro diventerete fluenti in dialetto veneto in men che non si dica!